Visite pastorali -1, 54 v. (Visitationum)

Visitationum -1, 54 v. – Visite pastorali -1, 54 v. (Archivio Vescovile di Padova)

Testo originale:
“Maserada plebs. 1449 die jovis 16 octobris… d. Nicolaj de Grassetis, volens visitare dictam ecclesiam a se vocari fecit dictum presbyterum Jacobum quondam Johannis de Curte discrictus paduani archipresbyterum diete plebis et ecclesie, qui constitutus coram eo – mandavit eidem quatenus sub pena librarum 25 parvorum debeat tenere ecclesiam suam predictam nitidam et mundam et consequenter omnia ad, divinum cultum  spectantia et lampadem accensam continue ante corpus domini Jesu Christi.
Item precepit eidem quod, debeat notificare etprecipere parochianis diete ecclesie quod debeant recipere confessionem et eucharistiam… Item mandavit eidem sub pena prìvacionis dicti sui beneficii quod* sit  diligens circa regimen animarum parochianorum suorum. Quo facto ipse dominus vicarius reprehendit ipsum presbyterum fore negligentem propter senectutem ejus; ipsepresbyter Jacobus respondens dixit quod. usque modo est contentus quod< ipse dominus vicarius una cum domino abbate sancte Justine possitfacere provisionem de ipso beneficio. Mandavit insuper quod. eidem presbytero quod< debeat se abstinere a nimietate et superfluitate vini et quod singidis decem diebus debeat renovare corpus Domini Nostri Jesu Christi.

Testes.
Constitutus coram prefacto domino vicario Petrus quondam Johannis a villa Pontis Casalis, habitator in domo suprascripti presbyteri Jacobi, testis asumptus prò informatione o f f i c i i et habenda ventate, dictato sibi iuramento per ipsum d. vicarium qiri respondit quod. dictus d. presbyter inebriatur cotide et quasi omni sero est hebrius.
Item precepit ser Bartholomeo quondam gurmotii ser Puto quondam Almerici nomine suorum tam communitatis quatenus sub pena librarum 50 parvorum debeant cum e f f e c t u portasse argentum offertum in margine quod dictum commune habet penes se – abbati sancte Justine seu illi vel illis quibus d. abbas mandavit et quod vendatur ipsum argentum. Quo vendito, debeant accipere tot furmentum de elimosina diete ecclesie ad. acquirendum unum missale usque ad. tres menses.
– Dixit dictus ser Puto quod< credit quod< ebrietas dicti presbyteri fuit causa combustionis diete domus, calicis et crucis. Insuper mandavit predictis quod intra duos menses proxime debeant coperuisse ecclesiam predictam sub pena predicta et tenere continue lampadem accensam. Quo facto precepit ipso presbtytero, proxima die… debeat allegasse causas propter quas non debeatpuniri propter suprascripta. Die mercurii 12 novembris d. vicarius incepit ius reddere et predictus presbyter non comparuit'”.
Note ai margini: “Nota quod. dictus Sirus idtrascriptus deposint audivisse ab homine diete ville quod< ipse presbyter fuit negligens in eundo ad. audiendum in confessione unum infirmum parochianum suum istis diebus preteritis et sic obiit sine confessione et communione. Nota quod sacramentum corporis Christi erat plenum vermibus et nidis
ipsorum verminum. Item nota quod propter senectutem bonum esset removere – quod non possit exercere officium suurn vel saltem ei dare coadiutorem. Nota quod dieta ecclesia caret missali quia combustum fuit modo possunt esse duo anni una cum calice uno et una Cruce quorum habuit argentum”.

Finalmente:
“1449 – 7 dicembris – Venerabilis decretorum doctor ill.mus Nicolaus d. suffraganens Rev. mi di Episcopi Paduani visitavit ecclesiam sancte Marie Villae Maserade”. E subito dopo visita le chiese che dipendono dalla Pieve di Maserà: Albignasego, Lion, Carpanedo, Chiusure, Camurà, Bertipaglia, Ronchi di Casale, Casale e Cornegliana.

A c. 58 r.: “Dictus d. vicarius a se evocari fecit d, presbyterum Jacobum q. Johannis de Curte qui ob eius incoatam senectutem non potest amplius celebrare missam et sacramenta ecclesiastica ministrare, quod vult et intendit huic benefìcio renuntiare dummodo habeat victum et vestitum – libere resignavit – “.
A c. 58 v.: “Maserà – Deputazion di Visitator ad, altra visita, e rinuncia del Beneficio in mano del Vicario. 1449″.
A c. 306: “Decreto per la riparazione dell’Ospedale ‘juxta viarn “.

Traduzione
Maserà Pieve. Giovedì 16 ottobre 1449. Don Nicolò Grassetto, volendo visitare la suddetta chiesa, convocò a sè il detto presbitero Giacomo fu Giovanni da Corte, distretto di Padova, arciprete di detta Pieve e Chiesa; avutolo alla sua presenza, gli impose sotto pena di 25 lire di piccoli di tener nitida e pulita la predetta sua chiesa e di conseguenza anche tutto ciò che spetta al culto divino e di tenere continuamente accesa la lampada davanti al Ss.mo.
Inoltre gli impose di notificare e comandare ai parrocchiani di detta chiesa di accostarsi alla Confessione e Comunione… Gli comandò ancora, sotto pena della privazione di detto suo beneficio, di essere diligente nella cura delle anime della sua parrocchia.
Ciò fatto, lo stesso sig. Vicario contestò allo stesso presbitero di essere stato negligente a causa della sua vecchiaia; il presbitero Giacomo rispose di essere ben contento che lo stesso signor Vicario, d’accordo con l’abate di S. Giustina, possa sostituirlo nello stesso beneficio con un altro. Gli comandò infine di astenersi dalla sovrabbondanza di vino e di rinnovare ogni dieci giorni le particole nel Tabernacolo.

Testimoni.
Presentatosi il signor Vicario predetto Pietro fu Giovanni dal paese di Pontecasale, abitante in casa del suddetto presbitero Giacomo, il teste, convocato per informazioni d’ufficio e per conoscere la verità, fu fatto giurare dallo stesso sig. Vicario e rispose che il detto sig. presbitero si ubriaca ogni giorno e quasi ogni sera è sbronzo. Impose inoltre a ser Bartolomeo fu Gurmozio e a ser Puto fu Almerico a nome dei suoi e del comune, sotto pena di lire cinquanta di piccoli, di portare effettivamente l’argento offerto “in margine”, che il detto Comune tiene presso di sè, all’abate di S. Giustina o a colui o a coloro ai quali il sig. abate comanderà e che il predetto argento sia venduto. Una volta venduto, devono prendere tanto frumento dalla questua di detta chiesa quanto è necessario per acquistare un messale entro tre mesi.
– Ser Puto affermò di credere che l’ubriachezza di detto presbitero sia stata la causa dell’incendio della detta casa, del calice e della croce. Ordinò inoltre ai predetti che entro i prossimi due mesi provvedano a coprire la predetta chiesa sotto la pena comminata in precedenza e di tenere la lampada continuamente accesa. Fatto ciò prescrisse allo stesso presbitero che il giorno dopo debba allegare le ragioni per le quali non debba essere punito per quanto soprascritto.
Il mercoledì 12 novembre il sig. Vicario cominciò a rendere giustizia, ma il predetto presbitero non comparve”.

Nota ai margini:
“Nota che il detto Siro depose di aver udito da un uomo di detta villa che lo stesso presbitero fu negligente nell’andare ad accogliere la confessione d’un suo parrocchiano infermo nei giorni scorsi e così morì senza Confessione e Comunione.
– Nota che il Sacramento del Corpo di Cristo era pieno di vermi e di nidi di vermi.
– Nota inoltre che per la vecchiaia sarebbe buona cosa rimuoverlo perché non è in grado di esercitare il suo ministero o almeno dargli un coadiutore.
– Nota che detta chiesa manca di messale perché restò bruciato, pos-sono essere circa due anni, insieme con un calice ed una croce di cui ebbe l’argento”.
“1449 – 7 dicembre – Il venerabile dottore in legge ill.mo sig. Nicolò suffraganeo del Rev.mo sig. Vescovo di Padova visitò la chiesa di santa Maria della Villa di Maserà”.
A c. 58 r. (=facciata diritta): “Il detto sig. Vicario fece chiamare a sè il sig. presbitero Giacomo fu Giovanni da Corte che per la sua avanzata senilità non può più celebrare Messa e amministrare i Sacramenti della Chiesa, e che vuole e intende rinunciare a questo beneficio a condizione che gli sia garantito il vitto e il vestito – liberamente rinunciò”.

 

Citazione e documentazione estratta dal volume di Guido Beltrame “Maserà di Padova con Bertipaglia e Ca’ Murà”, Ed. Maseratense 1999 – Pag. 202-204

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