Cortesi … nel mondo

La prima grande migrazione

Le famiglie in cerca di fortuna  – L’emigrazione dal 1886 al 1900

Nel 1753 all’epoca della Visita Pastorale del Card. Rezzonico, Corte contava 1588 abitanti. Ma la carestia del 1816 seguita poi da un’epidemia di tifo quasi dimezzò la popolazione che nel 1822 risultò essere di 774 anime. Nel 1839 ci fu poi la tragica e famosa epidemia di colera che peggiorò ulteriormente la situazione. Quando il 14 luglio 1866 le truppe italiane arrivarono a Piove di Sacco trovarono la Saccisica prostrata da una serie d’avvenimenti che ne aveva segnato la popolazione e ridotto drasticamente gli abitanti. Anche il territorio subiva un nuovo trauma dal punto di vista idraulico con la deviazione del Fiumicello (1853) verso Righe e la conseguente costruzione delle botti a sifone che consentivano il deflusso nel canale Fiumazzo. Un lavoro durato 14 anni (1815-1828) nel tentativo di rimediare alla disastrose e numerose “brentane” che periodicamente sconvolgevano la vita quotidiana distruggendo i raccolti e danneggiando le povere abitazioni (che erano spesso solo Casoni con tetto di paglia e pavimento in terra battuta). Un intervento, quello dello scavo della “Cunetta” ovvero del corso attuale del Brenta da Strà a Corte, rivelatosi quasi subito inefficace. Il 17 settembre 1882 Corte fu devastata da una disastrosa alluvione tra le più critiche per il livello raggiunto e per la per permanenza delle acque. Il Brenta ruppe a Bojon allagando 13.000 ettari di campagna.[1] A causa di queste frequenti innondazioni, il terreno, pur essendo fertile e coltivato, diventò sabbioso ed in alcune zone anche paludoso. Questo lo rendeva adatto al manifestarsi della malaria specialmente in autunno e in primavera[2]. La vita non era sicuramente facile per la maggior parte di questi nuclei famigliari.
A queste difficoltà che provenivano dalla natura si aggiunsero quelle economiche generali che derivavano dall’inadeguatezza della piccola proprietà contadina, non è in grado di assicurare il necessario per vivere. La produzione agricola insufficiente a sfamare famiglie sempre più numerose e le nuove tasse imposte dallo stato centrale portano “alla fame”.E’ in questa situazione che ha inizio l’emigrazione veneta. E’ un’emigrazione di gruppo che coinvolse intere famiglie con destinazione l’America meridionale soprattutto il Brasile (ma anche l’Argentina). I contadini veneti rappresentavano la soluzione alla mancanza di braccia nella raccolta del caffé in seguito all’abolizione della schiavitù. Curiose, ma non prive di fondamento, le motivazioni che spinsero il governo della Repubblica brasiliana a ricercare i contadini veneti perché considerati “mansueti, rispettosi, lavoratori e puliti” e, come ex sudditi dell’Impero Austriaco, abituati a rispettare le autorità e dediti a badare ai loro affari. Nel 1876 sorsero le prime agenzie d’emigrazione in Veneto quali rappresentanti degli interessi delle compagnie di navigazione italiane e dei governi sudamericani. Queste società proponevano condizioni vantaggiose a chi decideva di fare fortuna: il viaggio gratuito, una piccola somma con cui avviare un’attività, la fornitura d’attrezzi agricoli e persino la garanzia di una casa nei nuovi villaggi.
Da Corte si mossero non meno di una quarantina di famiglie, quasi al completo, per un totale molto approssimativo di circa duecento di persone, tutti (per quello che abbiamo potuto accertare) con destinazione il Brasile, in particolare la zona di San Paolo[3].

[1] Per uno studio recente e completo sulla Brenta: Il Brenta, a cura di Aldino Bondesan … [et al.], Sommacampagna, Cierre 2003
[2] Osservazioni fatte del Card. Callegari in Le visite pastorali di Giuseppe Callegari nella diocesi di Padova (1884-1888/1893-1905), Edizione Roma : Edizioni di storia e letteratura 1981-1986
[3] Fonte: Archivio parrocchiale Corte, Stati d’anime 1892-1903; Archivio comunale di Piove di Sacco, Emigrati

©Giovanni Bissacco (testo tratto dal volume: Corte Bona ed Optima villa del padovano)